Sabato, 28 Gennaio, al circolo Le dame serata all'insegna della passione e della relativa reazione degli uomini. In questo incontro è stata trattata la passione per la poesia. Moderatrice della serata, Norma Aleni, che ha, con il pubblico presente in sala, cercato di porre a nudo l'animo di due poeti di diversa età, Mario D'Agostino ed il giovane Alessandro Ansani. La differenza di età dei due protagonisti e le risposte sulle tematiche della loro poesia, hanno interessato i presenti, rendendo, con considerazioni e domande varie, la serata interessantissima. Spendidi i versi di amore e solitudine di Mario D'Agostino, conosciuto a livello nazionale ed apprezzato da intellettuali di grosso spessore come il Mario Luzi, Attilio Bertolucci e Walter Pedullà e Mario Sansone, sulla cui letteratura hanno studiato migliaia di studenti. Più diretti ed istintivi i versi di Alessandro che canta la rabbia dei giovani e l'inquietudine della sua età.




Commenti

  1. Ricordo che quella sera una simpatica signora (di cui purtroppo non conosco il nome; so soltanto essere una scrittrice di poesie in vernacolo) sollevava l'annosa questione che opponeva all'intuizione poetica pura una poesia più studiata, meno partorita e più cresciuta ed educata, frutto di quella croce e delizia che è il labor limae.
    Mi sono capitate in mano vecchie carte, che ho dovuto riprendere per motivi di studio. Possiamo andare fieri del fatto che la discussione che abbiamo intavolato quella sera ha precedenti più che illustri.
    Siamo in Spagna, è il 1935. Alla poesia pura di Juan Ramòn Jiménez che aveva dominato fino a quel periodo (grazie anche a poeti come Salinas e Guillén) si affianca prepotemente quella impegnata, maggiormente aderente al reale; il capostipite di questo tipo di poesia è Pablo Neruda, di cui riporto la testimonianza scritta nella sua rivista "Cavallo verde per la poesia":


    "Così sia la poesia che cerchiamo, consunta come da un acido dai doveri della mano, impregnata di sudore e di fumo, odorante di urina e di giglio, cosparsa delle diverse professioni che si esercitano dentro e fuori della legge.
    Una poesia impura come un vestito, come un corpo, con macchie di cibo e atteggiamenti sconci, con rughe, osservazioni, sogni, veglie, profezie, dichiarazioni d'amore e di odio, bestie, scosse, idilli, convinzioni politiche, negazioni, dubbi, affermazioni, tasse [...] .
    E non dimentichiamo mai la malinconia, il sentimentalismo logoro, perfetti frutti impuri di meravigliosa qualità dimenticata, lasciati in disparte dalla frenesia libresca: la luce della luna, il cigno all'imbrunire, "cuore mio" sono senza dubbio l'elemento poetico primordiale e imprescindibile. Chi rifugge dal cattivo gusto cade nel gelo".


    Per alcuni versi, mi pare di tornare a sentire il mio amico poeta Mario D'Agostino...trovate anche voi?

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  2. Pablo Neruda fu un poeta, a cui i critici hanno affibiato una categoria poetica: neo romanticismo. Se tu ricordi ancora le mie lezioni, al liceo, ti sovverrà sicuramente che le categorie dei postumi non esistono, ma sono necessarie solo a chi le crea, per far comprendere il senso della propria critica. Da quello che il poeta cileno ha scritto, si evince chiaramente che la sua poesia fu basata su tutto ciò che la realtà presenta e, quindi, anche su tutte le sensazione che l'uomo può provare. Ecco spiegato anche l'odio che il cileno esprime nei suoi versi contro l'operato del generale F. Franco. Neruda era un uomo colto che aveva amato la poesia attraverso altri poeti, autori di versi bellissimi, che presuppongono uno studio ed una certa cultura. I grandi poeti latini furono tutti attenti cultori della parola e della forma. Nessuno può fare letteratura senza il rispetto di determinate accortezze di labor limae.
    La mia amica, M. Crudo, quella sera del nostro incontro, sosteneva che i versi possono, anzi devono, essere diretti, non vagliati da un lavoro successivo di "rifinimento", perché potrebbero perdere quella naturalezza dell'intuizione. Credo, però, che questa teoria possa andare bene per le poesie in vernacolo, che la mia amica scrive con maestria. Anche perché la parola dialettale ha un colore forte, già per sua natura, mentre la parola in lingua italiana, spagnola etc. etc., ha un colore più sbiadito ed è compito del poeta farlo divenire splendido ed unico.
    Non dimenticare che al Circolo ti aspettiamo per discutere di qualsiasi argomento che ci permetta di confrontaci e di crescere, giovani e meno giovani, eufemismo di quasi anziani. Baci

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