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Visualizzazione dei post da 2015

I giovani e la speranza

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Due giorni all'insegna della musica. Della buona musica. Quella che canta i sentimenti e le tradizioni della nostra terra. Musica antropologica, oserei definirla.  Musica che nasce dalla passione, dall’animo per il pathos che esprime e forse anche dallo stomaco per le crude verità nascoste e sofferte. Musica che può essere canto di rabbia per una terra abbandonata, che alcuni giovani calabresi, però, non lasciano, per creare un palcoscenico di denuncie civili che noi, il popolo, ascoltiamo, ma che diviene un canto lontano e non sentito per chi avrebbe anche il potere politico di cambiare le cose. Ma il potere non è sempre accompagnato dalle intenzioni. Quelle rimangono ancorate ai discorsi.  Quelli che  “sono solo parole”,  per esprimere un concetto con un ritornello di una canzone. Tra i giovani che sono parte integrante di una terra che necessita di personaggi puliti, troviamo Dario Brunori, noto cantautore, ormai di fama nazionale, che riscuote consensi  sia tra i giovani c

LA BELL'ITALIA

Fino a poco tempo fa, quando andavo all'estero, mi sentivo fiera di appartenere a questa nostra nazione che è stata per gli altri popoli esempio di cultura, civiltà, arte e invenzioni. Il popolo di artisti e navigatori si è trasformato per le altre nazioni in una banda di malfattori e ladri. Ma l'orgoglio di essere ITALIANA ancora scorre nel mio sangue. Un orgoglio che mi è stato insegnato fin da piccola. A scuola apprendevamo a memoria l'Inno d'Italia e lo ripetevamo in piedi. Come un omaggio alla nostra terra. La mia maestra voleva che tenessimo persino la manina sul cuore. Come un sentimento d'amore per la madre terra. Adesso, forse pochi conoscono le parole scritte da Mameli. Nessuno difende la Patria. Tra l'altro la parola non è più nemmeno usata, se non nelle celebrazioni ufficiali. Ma l'Italia è  la mia bella terra, che quattro ladroni hanno svenduto per interessi propri. Mi chiedo come si fa ad abitare in una terra, in una casa e non amarla.

La magia del bel canto.

Arriva. E’ una bella ragazzona. Timida. Tiene gli occhi bassi. E’ vestita con pantaloni alla pinocchietta. Come tutte le giovani che abbiano voglia di vestirsi con semplicità, ma anche con comodità. Si chiude in una stanza, per cambiarsi. Per divenire elegante. Un concerto ha necessità che la cantante sia aggraziata e raggiante. Ancora di più se l’interprete canta aree liriche. Dopo un poco esce dalla stanza dove si era chiusa per cambiarsi.  Comincia a cantare. Pace, pace, mio Dio, tratto dalla Forza del Destino. Se Verdi fosse stato vivo e presente a questo concerto, si sarebbe commosso a sentire quella ragazza interpretare una sua area con tanta bravura e pathos. E poi ancora Verdi, Puccini, Boito, Mascagni. Ogni area è un brivido, un successo. Non è più la ragazza semplice e timida con gli occhi bassi. Magia della musica. Sparita la timidezza, la ragazza si è trasformata in una dea.  Sicura. Vestita con abito da sera blu. Come una Giunone del 2000. O forse come una Si
E’ stato presentato nella sala Concerti del Comune della nostra città l’ultimo libro della poetessa Innocenza Sciarrotta Samà, che, parlando dei suoi versi,  ci confida che “la poesia cresce come l’uomo” . La sua è una poesia in eterna evoluzione. Nel  passato, Innocenza, aveva creato una poesia più intima, sofferta, che coincideva con più fattori: il classicismo dovuto ai suoi studi umanistici e la maturazione personale dovuta a dolorose vicende familiari.  Sentiva quasi una necessità di cantare i sentimenti nella poesia. Forse, l’aiutava a sentirsi viva. Il trascorrere del tempo cambia tutti, anche lei ha subito un naturale mutamento della sua vita, fino ad arrivare lo scorso anno, a cantare il senso della storia, la tradizione, il mito e la religione. Ora, a distanza di un anno, ecco una sua ulteriore crescita e relativo rinnovamento, che non devono esser visti come cambiamento, ma solo come evoluzione  del suo sentire l’esistenza. Lei, prima, era la poetessa che creava i

la mostra Generare Bellezza

Mostra "Generare bellezza" a cura dell'AVSI, presentata nelle sale dell'Umberto primo di Catanzaro dal CSV e  dalla Associazione Opportunità ha voluto dare, a chi l'ha visitata, un messaggio di speranza per  i popoli della periferia del mondo ad uscire dalla povertà.  I pannelli ed i filmati ci hanno introdotto in mondi dove la povertà più evidente è la mancanza di consapevolezza della propria dignità.  La sfida più grande che sostengono gli operatori dell'AVSI, attraverso i centinaia di progetti finalizzati allo sviluppo in paesi poveri dell'Africa, dell'Asia, del Medio Oriente e dell'America Latina, sta proprio nel generare bellezza, intesa come coscienza del proprio io e delle proprie capacità, che si manifestano solo quando qualcuno pone con interesse uno sguardo su di noi. Generare bellezza significa proprio regalare e prestare la giusta attenzione a chi ne ha bisogno e che forse è dimenticato dagli altri. Uno sguardo per sentirsi vivo

Necessità primaria: RISCRIVERE I LIBRI DI STORIA

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La storia racconta falsità oppure spesso nasconde atroci verità. A voi la scelta. Per un'intera settimana i mass media ci hanno bombardato con film, trasmissioni, celebrazioni per ricordare l'Olocausto, ma -soprattutto- perché giammai si ripetano i tempi del Nazismo e del Fascismo. A tal proposito, voglio  riflettere sul buco nero del ricordo dei massacri di Stalin, certamente più terribili di quelli del Nazismo. Ma per la Storia i morti non hanno lo stesso valore, così come i genocidi. Infatti, settant'anni fa, Stalin distrusse un quarto della popolazione ucraina, anzi fu stabilita dai capi sovietici   una quota di 10.000 esecuzioni alla settimana. L' 8% degli intellettuali Ucraini furono uccisi. Stalin era avvezzo agli stermini. Infatti,  negli anni venti ne aveva già fatto uno dei Cosacchi e, successivamente, nel 1941 dei Tedeschi del Volga.  Alla fine della seconda guerra mondiale  i gulag di Stalin straripavano di 5,5 milioni di prigionieri. Dal 1945 al