Milano docet.

Milano prima di Natale. La città festeggia Sant'Ambrogio. Tutto è un fermento di vitalità. Di proposte. Di fiere per vendere e comprare, per mostrare le novità, le antichità, l'oggettistica dei vari paesi del mondo. Tanti i colori, tanta la gente. Di tutti i luoghi. Di tante lingue. Ma tutti presenti. Come ogni anno, per riproporsi. Presente anche io, come gli altri anni. Per incontrare affetti che vivono qui. Per rincontrare anche commercianti che dopo anni diventano amici, che quasi aspettano la tua visita e che nel rivederti, ti abbracciano, perché, oramai, fai parte della loro vita. Ma chi ha detto che solo il sud è caloroso? Milano trasuda di cordialità.
Una cosa ogni anno noto e mi sorprende sempre, pensando alla diversità che sicuramente constaterei nella mia Catanzaro. All'uscita della metropolitana, tantissimi controllori chiedono il biglietto. Il furbetto, entrato senza pagare, viene fermato e multato. Non c'è giustificazione né per l'amico, né per nessuno. Credo che Milano in questi giorni abbia tratto profitto più di quanto altre città guadagnino in un anno.
Mi chiedo, perché la mia città non debba vivere almeno una settimana all'anno un'opportunità simile, per migliorare l'economia, per accogliere visitatori, ma soprattutto per ritrovare quella cordialità e quella ospitalità tanto amata nel passato dai visitatori. Vivi, Catanzaro. Anzi rivivi, come un tempo. Ma nel cuore della città. Quel cuore che non può essere spostato altrove. Quel cuore che sa di storia, di vichi stretti e di tanta dignità passata che dobbiamo riportare alla luce.

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