Canta che ti passa.

Domenica pomeriggio. Al circolo i soliti amici e qualche loro amico. Si gioca. Si chiacchiera. Si fa amicizia. Verso le 22 si cambia attività. Karaoke, solo Karaoke.
E se il detto "canta che ti passa" vuol sottolineare una qualche verità, noi presenti possiamo affermare che a chi canta passa il sonno, la raucedine, la fame e, soprattutto, la voglia di tornare alle proprie case.
Vecchi ritornelli della gioventù, nuove canzoni che urlano i nostri figli. Riscoprire Celentano, Mina, Bennato, Modugno, e tanti indimenticabili artisti.
Cantare canzoni d'amore, di rabbia sociale degli anni sessantotto e scoprire che , poi, è la stessa rabbia di sempre, di quando si è giovani e si vorrebbe un mondo migliore.
Cantare e sentirsi liberi di farlo. Senza remore, anche con qualche nota sbagliata. Ma liberi e pronti sempre, anche per i brani successivi. Cantare è un poco ricordare tante sensazioni perdute. Tante emozioni ed anche momenti tristi. Ma cantare è soprattutto liberarsi dai fantasmi belli e brutti e lasciarli volare sul pentagramma infinito del tempo. Canta, canta che ti passa.








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