Un pensiero ad Ettore Capicotto.

Ciao Ettore, questa Pasqua del 2014 ha avuto un sapore diverso, quello della nostalgia.
 Non c'eri tu a partecipare alla Naca e chi ti ha avuto la fortuna e l'onore di esserti amico, non poteva non pensare alla tua assenza.
Per quelli della mia età, abituati da sempre a vederti in processione, la Pasqua non ha più il sapore di tradizione, ma solo di nostalgia. Per me, per anni era diventata tradizione aspettare ad un angolo del corso il tuo passaggio, lanciarti un saluto, magari spiritoso, al quale non potevi rispondere, perché impegnato a suonare. Ma i tuoi occhi non potevano non celare un sorriso ed una risposta che poi, in un'altra occasione, mi avresti dato. Tradizione era anche fare la spesa il giorno dopo la Naca, il sabato, al negozio di alimentari vicino casa tua. Ritrovarti  davanti al fruttivendolo e sentire la risposta alla mia spiritosaggine del giorno prima. Anche le nostre risate sono state tradizione. Negli anni. Nei tantissimi anni, a Catanzaro, a Soverato, ovunque. Vederci ci metteva di buon umore. 
Chissà se dove ti trovi adesso,  suoni la tromba per allietare i tuoi compagni attuali di viaggio. Chissà se da lassù, anche tu avverti la nostra mancanza, così come noi sentiamo che qui, in questa nostra città, manca una pedina importante, senza la quale si può anche giocare, ma certamente non vincere.
Ciao Ettore.



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