La magia del bel canto.
Arriva. E’ una bella ragazzona. Timida.
Tiene gli occhi bassi. E’ vestita con pantaloni alla pinocchietta. Come tutte
le giovani che abbiano voglia di vestirsi con semplicità, ma anche con
comodità.
Si chiude in una stanza, per
cambiarsi. Per divenire elegante. Un concerto ha necessità che la cantante sia
aggraziata e raggiante. Ancora di più se l’interprete canta aree liriche.
Dopo un poco esce dalla stanza
dove si era chiusa per cambiarsi.
Comincia a cantare. Pace, pace, mio Dio, tratto dalla Forza del Destino.
Se Verdi fosse stato vivo e presente a questo concerto, si sarebbe commosso a sentire quella ragazza interpretare una sua area con tanta bravura e pathos.
E poi ancora Verdi, Puccini, Boito, Mascagni. Ogni area è un brivido, un successo.
Non è più la ragazza semplice e timida con gli occhi bassi.
Magia della musica. Sparita la timidezza, la ragazza si è trasformata in una dea. Sicura. Vestita con abito da sera blu. Come una Giunone del 2000. O forse come una Sirena che con la voce incantava i marinai.
Magia della musica. Sparita la timidezza, la ragazza si è trasformata in una dea. Sicura. Vestita con abito da sera blu. Come una Giunone del 2000. O forse come una Sirena che con la voce incantava i marinai.
Quando il pubblico applaude e con
convinzione, lei quasi si meraviglia, come se cantare così bene sia una cosa
naturale. Per tutti. Ed il suo sguardo si poggia sulla propria madre, seduta di
fronte a lei, che con gli occhi e col sorriso, le comunica forza e sicurezza.
La ragazza, l’artista, Francesca
Cilurzo, canta accompagnata al pianoforte dal bravissimo Sergio Coniglio,
titolare della cattedra presso il Conservatorio di Musica di Vibo Valentia.
Un concerto unico ad alti livelli
musicali. Una voce potentissima, orgoglio e vanto di noi Catanzaresi.
Una voce che sarebbe più giusto
sentire nel nostro teatro, per ammaliare gli amanti del bel canto.
Per dilettare tutti e per dare spazio ai nostri giovani che valgono e che meritano di conseguenza di lavorare.
Per dilettare tutti e per dare spazio ai nostri giovani che valgono e che meritano di conseguenza di lavorare.
E non ultimo, per far vivere anche un teatro che è
stato creato coi soldi di noi contribuenti.
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