Le paludi sono tante.

 Matteo Renzi, a parere mio , tornerà a galla quanto prima, perché, da Presidente del Consiglio, ha avuto l'intuizione di mettere nei posti dell'informazione i suoi protetti, che ora gli sono grati e non fanno parola di tutti gli imbrogli della sua  famiglia.
Infatti, non si parla più della Chil Post, di proprietà di Tiziano Renzi, azienda  che distribuiva giornali e volantini. 
In passato, proprio Tiziano, undici giorni prima che il figlio venisse eletto alla Provincia, lo assunse in azienda con lauto stipendio.
 Quindi, una volta eletto, la Chil si premurò di concedere l'aspettativa a Matteo, il cui stipendio (di dirigente),  lo paga lo Stato con relativi contributi, come stabilisce la legge per i lavoratori, che vanno in aspettativa per ricoprire un incarico politico.
Visto che non se ne parla su molti giornali, che dire del cognato dell'ex Presidente del consiglio, Andrea Conticini? Quest'ultimo, marito della sorella Matilde, secondo i magistrati, ha usato i soldi dell'Unicef e di Operation Usa, che sarebbero dovuti andare ai bambini dell'Africa,  per arricchire diverse società, tra cui quella del suocero Tiziano, la Chil Promotion, nata dalla Chil e divenuta in seguito Eventi 6, originata  dal fallimento delle società precedenti, da cui  pare che Tiziano abbia sottratto un milione e 300 mila euro. Ecco il motivo dell'indagine  per bancarotta fraudolenta. 
Non voglio tediarvi con gli altri imbrogli dell'allegra famiglia, non voglio neanche raccontarvi della signora Laura Bovoli, mamma di Matteo Renzi, la quale ha comprato per pochi migliaia di euro, una società che ne valeva milioni.
Voglio solo ricordare il malaffare che ci circonda. Ovunque ci giriamo, noi Italiani troviamo fango e nulla più. Ha ragione  il Presidente Mattarella che a Locri, ieri, ha detto "Bisogna prosciugare le paludi dell'inefficienza, dell'arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza dello Stato". 
Logicamente si riferiva solo alla Mafia calabrese, anche perché il fetore della palude che ha accanto a Roma, il nostro caro presidente non lo sente. Bisognerebbe avvertirlo di aprire le finestre del Quirinale per accorgersi pure lui in che tanfo paludoso viviamo, proprio perché è la politica che puzza di losco. 


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