Riflessioni su un libro profetico "Il disastro di una nazione".

A volte, prendo un libro a caso dalla mia libreria. Lo apro e cerco di rievocare quello che mi aveva raccontato anni prima, leggendolo. Non sempre ricordo quel che ho letto. Gli anni passano. Alcuni libri, pure. Altri sono eterni, altri ancora si manifestano quasi profetici.
 Il saggio, che ho tra le mani,  lo comprai alla stazione Termine di Roma nel 1999, perché mi facesse compagnia in viaggio. Scritto da  Antonio Venier  è "Il disastro di una nazione". Rileggendolo, mi accorgo che è profetico.
In quel tempo, circa quindici anni fa, c'era ancora la lira. Non si stava benissimo, ma pochi stavano veramente male economicamente. Adesso si sono impoveriti anche quei borghesi che prima erano benestanti. Gli imprenditori soffrono, soprattutto quelli che lavorano per lo Stato, che poi, puntualmente non paga. Le maggiori industrie non sono più italiane e sono state cedute a paesi stranieri. Per la crisi? Macché. Nel suddetto libro l'autore ci spiega (in tempi non sospetti) che la nostra ricchezza e le nostre industrie cominciano ad essere cedute agli stranieri per un accordo, chiamiamolo, politico. Io lo definirei accordo tra traditori.
Leggo che il 2 giugno 1992, sul panfilo Britannia, non in acque territoriali, si tenne un incontro tra l'élite della finanza anglo-americana, ovvero le più grandi banche americane: la Merrill Lynch, la Salomon Brothers, la Merril Lynch ed alcuni uomini di potere, italiani, politici e non. Tra i tanti, Mario Draghi, delegato del ministero del tesoro, Beniamino Andreatta, dirigente Eni e Riccardo Galli, dirigente Iri.
 Sempre a giugno '92 diventa capo del governo Amato che si rivolse proprio alle tre banche su menzionate per iniziare le privatizzazioni. 
 E così l'Italia perse Ferrarelle, Negroni, Buitoni, Galbani, Locatelli, Perugina.
Nello stesso anno, 1992, avvengono due fatti che devono far riflettere: il trattato di Maastricht e l'operazione Mani Pulite.
Con l'accordo con l'Europa, sappiamo tutti dove siamo arrivati. 
Tramite Mani pulite, invece fu distrutta tutta una classe politica, di cui qualcuno, come Bettino Craxi,  il 24 aprile ed il 4 agosto 1993 fece in Parlamento due discorsi mirati "in difesa delle ragioni della politica e degli interessi dell'Italia".Le sue parole non furono ascoltate. La macchina per vendere i gioielli dell'Italia era partita e con essa anche la distruzione personale di quei politici difficilmente distruggibili attraverso un voto popolare. Mani pulite fu una falce che non risparmiò nessuno, colpevoli e non, ma raggiunse l'obiettivo: distruggere la Dc ed il Psi. Risparmiò l'allora il vecchio Partito comunista, che nel congresso del 1991 a Rimini si era diviso in due formazioni Partito democratico della sinistra e Partito di rifondazione comunista. I nomi erano stati cambiati, ma uomini e scheletri negli armadi erano sempre gli stessi, ma a nessun giudice venne mai in mente di aprire le ante di quegli armadi.
Ed ora, al posto di uno statista come Craxi, ci ritroviamo un Parlamento con moltissimi deputati magistrati e giustizialisti come Di Pietro che sa condannare gli altri, ma non se stesso per come ha speculato sul suo partito a livello economico. 
Poveri noi che siamo caduti dalla padella nella brace!!!!!!!  

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